Rotondella: a Natale l’ululato del lupo mannaro rivive nei racconti popolari

Il Natele in Basilicata è tradizione, ma anche palmuria.

Le palmurie sono tutte quelle storie che nei piccoli paesi si tramandavano e si tramandano ancora di bocca in bocca; si tratta di quei racconti delle nonne che delle volte celano credenze popolari e un animo fiabesco.

E forse è proprio da questi racconti che Rudy Marranchelli ha trovato ispirazione per la scrittura di Epeo cacciatore di storie – Itinerari surreali tra Rotondella e Valsinni, un testo pubblicato in tempo di Covid-19.

Come si evince dal titolo l’ambientazione è lucana e coinvolge i Comuni di Rotondella e Valsinni, nel dettaglio sette sentieri: Bosco Pantano, Policoro; Gole di Candela, Rotondella; Canale Ruggero, Rotondella; Fontana della Fica, Rotondella; Masseria Carbone, Valsinni; Chiesetta di San Michele, Valsinni e Monte Coppolo, Valsinni.

Il nome dato al protagonista, Epeo, non è casuale: nei pressi del Monte Coppolo, porta del Parco nazionale del Pollino, molti studiosi ipotizzano l’esistenza della fortezza greca di Lagaria, la cui fondazione è attribuita da Strabone al costruttore del cavallo di Troia, Epeo, citato nell’Iliade e nell’Odissea da Omero e nell’Eneide da Virgilio.

Un omaggio dell’autore alla Basilicata:

«Con il mio breve libro mi auguro di aver piantato un seme, sicuro che le comunità di Rotondella e Valsinni sapranno attivare iniziative culturali e promozionali sull’Epeo omerico».

Reale e irreale si fondono, separano e ritrovano: se è vero che sarà la fantasia a guidare gli incontri di Epeo, — interverranno streghe, orchi, il fantasma di Isabella Morra, il Mommone (uomo nero), ninfe e altri — è pur vero che il tutto accadrà su terreni realmente fruibili.

La Basilicata è terra di boschi e di lupi e non è, quindi, impensabile che in una piccola casetta situata lungo Canale Ruggero — collegato al centro di Rotondella da un vecchio tratturo — tra il giorno della vigilia e quello di Natale si nasconda un lupo mannaro.

Incuriosisce l’articolo segnalato da Tommaso Palermo, datato 20 marzo 1903 su “L’Italia” e titolato Contadino assalito dai lupi:

“Nella campagna Rotondella, il contadino Giovanni Ferrara, di nottetempo venne assalito da due lupi.

Egli si difese disperatamente uccidendone uno e mettendo in fuga l’altro, che l’aveva addentato ferocemente al collo.

Ma l’infelice il giorno dopo spirava di idrofobia in modo orribile”.

Che si sia trattato del lupo mannaro di Rotondella? Sul leggendario licantropo lucano Rudy Marranchelli racconta:

“Il lupo mannaro era sicuramente un uomo, nato nella notte a cavallo tra il 24 e il 25 dicembre, la doppia natura derivava proprio dalla data della nascita (nessun bambino poteva nascere lo stesso giorno di Cristo) e dal fatto che i genitori non avevano adottato, per tempo, i riti capaci di allontanare la bestia.

Sarebbe bastato passare tre volte il bimbo davanti la bocca di un forno ardente o fare una croce con il carbone sotto i piedi per scacciare il maligno.

Essere condannato dalla nascita, secondo i racconti, aveva però un grande vantaggio, la mutazione avveniva solo durante la notte di Natale, tra il 24 e il 25 dicembre di ogni anno.

Questo ha permesso al licantropo rotondellese di controllare la maledizione soffrendo in solitudine, lontano dal centro abitato.

Molto prima del tramonto, infatti, usava lasciarsi accompagnare dalla moglie in un magazzino rurale, posto sul tratturo, la vecchia strada che collega Rotondella con Canale Ruggero, farsi chiudere a chiave per poi essere liberato la mattina del 25, quando il sole era già alto.

La moglie aveva un ordine preciso prima di aprire il lucchetto, chiedere al marito di bussare tre volte sulla porta, una misura di sicurezza per evitare un femminicidio.

Ogni anno, ogni vigilia, solo con un pastizz — prodotto da forno locale, calzone ripieno di carne condita con uova e formaggio — un fiasco di vino e il dolore che solo una creatura “di confine” può comprendere, ossia non appartenere né alla condizione naturale né a quella soprannaturale, l’isolamento evitava alla “bestia” di commettere delitti o trasmettere una pena ancora più grande, perché chi viene morso vive la mutazione ogni notte di plenilunio.

Una storia anche di amore, di una moglie che comprende la condanna del marito, ne compatisce la sofferenza della mutazione mentre si strappa i vestiti dal dolore e spesso nel rientrare in paese si ferma ad ascoltare le grida di tormento e rabbia, gli ululati, che la gente di Rotondella scambia per il vento che soffia sulle pietre taglienti del canale.

Del marito che ha a cuore la sicurezza della propria amata, riempiendola di raccomandazioni, cosciente che è l’unica persona di cui può fidarsi.

Oggi il tratturo non è più utilizzato da “lavandaie”, pastori e contadini, ma è un semplice percorso turistico.

Se qualche volta sulla strada, nel periodo che segue il 25 dicembre, troviamo una scarpa rotta o qualche brandello di stoffa facciamo finta di nulla, custodiamo il segreto in silenzio, sapendo come sfuggire ai morsi del lupo.”

Epeo cacciatore di storie – Itinerari surreali tra Rotondella e Valsinni, contenitore di altri inediti racconti, è un invito alla lettura, ma soprattutto al viaggio.

Grazia Valeria Ruggiero

La foto di Rotondella in copertina è di Rudy Marranchelli.